Viaggio missionario in Albania dal 26 al 30 giugno 2017

PRIMO GIORNO 26 giugno
Arrivo in Albania di una delegazione della Commissione Missionaria Regionale delle Marche guidati dal vescovo Mons. Giovanni D’Ercole.
Come programmato durante gli incontri della Commissione Missionaria Regionale, si è partiti alla volta dell’Albania per far visita ad una missione aperta anni fa dalla Diocesi Macerata grazie alla risposta di S.E. Mons. Conti derivante da una richiesta avanzata dal Vescovo di Tirana avente come fine la nascita di un rapporto di Cooperazione Missionaria tra la Chiesa di Macerata e la Chiesa di Tirana. Grazie alla disponibilità di don Patrizio che sulla scia di don Antonio Sciarra, già operante nella zona centrale dell’Albania e precisamente a Blinist, si è potuto rendere concreto questo progetto; dopo alcuni anni, seguendo alcune famiglie che si trasferivano a Tirana, l’azione Missionaria ha trovato il suo apice in questa città e precisamente nella località di Bathore.

Col passare degli anni si è resa necessaria la costruzione di una chiesa nuova e grande per le necessità delle persone dedicandola a Giovanni Paolo II che risulta essere la prima chiesa intitolata a questo grande pontefice ed inaugurata il 04 maggio 2014. Sono trascorsi oramai alcuni anni da quanto tutto questo è accaduto ed oggi forte è l’emozione di un ritorno a casa incontrando persone e storie nuove.
Nel pomeriggio la visita alla Curia diocesana con l’incontro con l’arcivescovo  S.E. mons. George Frendo ha suggellato uno scambio di esperienza carica di una speranza e di una fraternità fondata sulla fede in Cristo. La situazione sociale e religiosa dell’Albania, dopo la caduta del regime comunista ha suscitato una nuova speranza del popolo Albanese facendo in modo che ci siano conversioni autentiche. Inoltro, come sottolineato dall’arcivescovo di Tirana, la visita del Papa ha favorito e incoraggiato coloro che abbracciano la fede cristiana suscitando autentiche conversioni. Il Vescovo Giovanni, a nome è per conto della Commissione, ha rivolto alcune domande al Vescovo George di Tirana:
Di che cosa ha urgente bisogna la chiesa Albanese?
Sacerdoti e contributi è stata la risposta immediata. Per fare un esempio ci sono 6 grandi comunità composta da villaggi dove vengono celebrate molte messe. La vita sacramentaria è molto impegnativa. Celebrare in baracche con il grande caldo di questi giorni, mettono molto alla prova. Anche la composizione del presbiterio è molto particolare: sacerdoti purtroppo non molto giovani. La situazione strutturale delle chiese, desta molte preoccupazioni, sono abbandonate come edifici e nel corso degli anni passati non c’è stata una manutenzione e questo rende gli edifici fatiscenti. Tutti chiedono di aggiustare, ma i soldi non ci sono.
Quali sono le difficoltà pastorali e quali sono le caratteristiche che deve avere un missionario che viene inviato in Albania?
Grande sfida l’evangelizzazione. Dopo il regime comunista, quello che ha mantenuto l’integrità della fede, sono state solo le tradizioni. Pasqua, natale, le feste dei santi soprattutto la festa di Sant’Antonio di Padova.
La povertà è una sfida che questa terra ci chiama ad affrontare in ogni momento; molti albanesi si sono arricchiti per mezzo della corruzione, della droga,  della compravendita delle armi, del traffico umano. Molti poveri sono diventati più poveri. La corruzione è molto diffusa in particolare tra la magistratura, tra i medici, tra i poliziotti. Molte persone sono senza cuore. Anche gli insegnanti nel loro rapporto con gli alunni insegnano la corruzione. Per un missionario che viene mandato in Albania, è importante imparare la lingua, conoscere la storia del popolo Albanese perché aiuta a capire la mentalità. L’ospitalità e il senso della famiglia sono importanti per il popolo Albanese. L’incontro con la cultura occidentale sta purtroppo rovinando questi pregi e si sta diffondendo l’aborto e il divorzio che prima erano sconosciuti.

Molti albanesi sono partiti e venuti in Italia negli anni passati, ora quale è il loro rapporto con coloro che non sono mai partiti?
C’è una buona relazione in quanto rientrando portano i soldi con il benessere maturato. La solidarietà nella famiglia è molto forte. Non ci sono difficoltà, anzi sono una risorsa. I giovani continuano ancora oggi a fuggire dall’Albania. Non trovano futuro e perdono la speranza è quindi vedono nella dare fuori una chance. Dopo l’incontro si è celebrata l’eucarestia nella Cattedrale di Tirana e tutti hanno pregato affinché questa visita fruttifichi secondo il volere di Dio.
Come sottolineato dal Vescovo Giovanni, la lingua non ci separa dalla stessa fede Cristiana Cattolica, anzi rafforza e da speranza a coloro che credono.

SECONDO GIORNO 27 giugno

Primo appuntamento di questa giornata è stata la celebrazione eucaristica insieme alla comunità locale alle ore 8 nella chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Paolo II.

Partenza direzione Scutari passando per Lezhe e Blinisht. Sosta al Santuario dei martiri di dove don Antonio Sciarra, storico missionario negli anni 90 originario della diocesi di Avezzano ha eretto un santuario in ricordo dei martiri albanesi grazie all’aiuto concreto di collaboratori provenienti da Avezzano.

Questo è un centro che oggi fa da riferimento a sei villaggi, ci dice don Enzo Zago fidei donum della diocesi di Milano e che ha sostituito don Antonio Sciarra in questo compito pastorale. In questi sei villaggi, ci sono diverse attività fra cui un Oratorio attento alla situazione giovanile, dei centri specializzati nell’agricoltura, una casa della suore che si adoperano nel sociale. Il tutto si tieni in piedi oggi attraverso progetti finanziati molte volte dal 8×1000 e da altri contributi e offerte provenienti da privati sparsi in ogni parte del mondo.

In questo santuario viene ripercorso la storia di alcuni martiri albanesi uccisi durante il regime comunista che si è insidiato dopo il secondo conflitto mondiale fino agli anni 80.

Sempre don Enzo ci ha ricordato che nel periodo della dittatura su 230 sacerdoti se ne sono salvati solamente una trentina.

La forte fede popolare rimasta nonostante la persecuzione ha fatto in modo che negli anni 90 si ripartisse con un nuovo slancio di speranza.

La visita alle reliquie di alcuni martiri, i beati don Luigi Prendushi e don Antonio Suma e al complesso del santuario ha concluso la nostra visita in questo luogo carico di fede e testimonianza.

Dopo alcuni km fatti in una strada sterrata è piena di buche ed insidie, siamo giunti in una piccola ma bellissima comunità di suore che si occupano di riabilitazione e assistenza alle persone malate: le Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori di Piraj dov’è molte opere sono state realizzate grazie a dei contributi donati dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso l’8×1000. La sosta per il pranzo presso un ristorante in riva al lago ha concluso questa mattinata ricca di emozioni e di testimonianze.

Nel pomeriggio, si riparte alla volta di Scutari e lungo il percorso facciamo una visita ad un laboratorio artigianale di ceramica di Krajen legato alla missione di Blinisht gestito da giovani del luogo dove davanti ai nostri occhi ci fanno vedere la realizzazione di un calice in terracotta. Rimettendoci in viaggio, facciamo visita al monastero di clausura delle Carmelitane scalze a Neshet. Le vocazioni sono in aumento, ci riferisce la priora del Carmelo suor Maria Ancilla dell’Amore Crocifisso, e molte vocazioni provengono dal Cammino Neocatecumenale.

Il vescovo ha chiesto alla comunità religiosa di pregare per tutte le vocazioni indicando che è importante e fondamentale avere una presenza di religiose di clausura per la vita di una diocesi. Ha aggiunto la priora, suor Maria Ancilla dell’Amore Crocifisso, che anche stando in clausura si può vivere la dimensione Missionaria attraverso la preghiera costante che viene fatta ogni giorno. Accanto al Carmelo abbiamo visitato la casa di spiritualità costruita dalla comunità dei Carmelitani scalzi che svolgono un’attività di accoglienza spirituale per sacerdoti, laici, soprattutto gruppi giovanili.

Dopo aver salutato, ci rimettiamo in viaggio percependo che l’accoglienza e la gioia ricevuta in dono dalle monache carmelitane durante la nostra breve visita, già ci mancano.

Arrivando a Scutari, in un pulmino arroventato dall’impressionante caldo di questi giorni, non possiamo fare a meno di ripensare nuovamente alla Comunità delle Carmelitane, al loro sorriso disarmante e alla loro voglia di comunicarci una vita vissuta in pienezza pur stando in clausura e, sono più che sicuro, suscitando in ognuno di noi, riflessioni sul senso della vita e di come viviamo la nostra fede.

Siamo stati ospitati dal seminario maggiore di Scutari dove siamo stati accolti dal Rettore don Leonardo Falco con grande cordialità. Abbiamo fatto cena insieme alla comunità dei seminaristi, (11) condividendo anche alcune considerazioni ed impressioni sulla vita della chiesa in Albania.

 

TERZO GIORNO 28 giugno

Dopo la messa celebrata in seminario, ci siamo incamminati in una Scutari calda e vivace per incontrare S.E.Mons. Massafra, Arcivescovo della diocesi.

Dopo aver pregato insieme, il vescovo Massafra ci ha accolti nel suo studio dove in un clima di fraternità, è iniziato un dialogo fraterno.

Un dono inaspettato del Vescovo diocesano al Vescovo D’Ercoli, ha reso veramente speciale questo incontro:  il dono di una reliquia dei martiri Albanesi.

Il Vescovo ha spiegato la motivazione di questa visita ufficiale ed è iniziato uno scambio di esperienze all’insegna della fraternità e della cordialità mettendo in risalto la storia Albanese avvenuta prima, durante e dopo il regime comunista.

Attualmente la situazione politica è molto tesa e ne risente molto la popolazione. La chiesa, nonostante tutto, ha affermato mons.Massafra, continua ad evangelizzare e a portare la speranza alle genti. Oltre la reliquia, il vescovo Massafra ha donato dei libri frutto di uno studio fatto sui martiri albanesi mettendo la propria dedica.

Ci ha accompagnato ad una visita al museo diocesano che conserva la memoria dei martiri albanesi. Molto suggestiva è stata la visita al luogo di prigionia dei martiri, il carcere, “Burgu” nella lingua Albanese, dove si è constatato di persona la crudeltà e la ferocia del regime comunista.

La visita al cimitero dove sotto un grande Leccio, una lapide ricorda la fossa comune, con una preghiera comunitaria, ha concluso questa breve, ma intensa visita ai luoghi del martirio.

Trasferimento e visita presso la casa di don Orione a Bardhaj, 15 km da Scutari, dove si è vista e percepita una presenza Missionaria viva e gioiosa. Gli oratori estivi con centinaia di ragazzi, fanno molto riflettere a riguardo delle difficoltà che incontriamo nelle nostre terre. Catechismo, giochi e relazioni tra i ragazzi, sono le attività principali durante l’oratorio. La testimonianza Missionaria di don Rolando Reda (Orionino), da circa 20 anni in Albania, ha spiegato la natura Missionaria dell’opera di don Orione in questo angolo di terra dell’Albania. Siamo stati tutti accolti dai ragazzi ed educatori dell’oratorio ed abbiamo cantato, ballato e pregato tutt’insieme. Due educatori, Paolo Bota e Renalda Çezma in un video-intervista, ci hanno presentato il campo estivo, cioè l’oratorio. Non si tratta di un ricreatorio, ma di un oratorio ha precisato mons.D’Ercole, e la differenza consiste che nel ricreatorio si gioca mentre nell’oratorio si insegna, attraverso tutte le attività, a dare senso alla propria vita.

Una mia personale considerazione: al termine dell’oratorio e prima di far rientro ognuno nelle proprie case e famiglie, ho visto che tutti i ragazzi andavano in chiesa e mi sono messo ad osservarli e a seguirli….. Andavano a salutare Gesù senza che nessuno glielo avesse ordinato o suggerito. Che altro dire?! Fa molto riflettere e incoraggia tutti a fare meglio e a continuare a dare speranza ai ragazzi che, nella loro innocenza, sono in attesa di una proposta in grado di cambiare la loro vita.

Proseguendo il nostro itinerario sulle orme dei martiri albanesi, abbiamo fatto visita nella chiesa delle suore stigmatine a Scutari dove ci sono i resti mortali della beata Maria Tuci martirizzata il 24 ottobre 1950 a soli 22 anni.Proseguendo nel ritorno verso Tirana, ci siamo fermati nella casa delle Maestre Pie Venerini, che si occupano di accogliere persone che vivono situazioni di difficoltà che hanno subito violenze, orfani e malattie psichiche. La testimonianza di suor Arta Suli, ci riferisce che la comunità si occupa delle ragazze della zona tramite i servizi sociali locali. Rita una bambina di 12 anni si presenta a noi parlando un italiano perfetto imparato per mezzo delle suore. Ci racconta che è da quasi un anno che è stata accolta, gli piace poco studiare e che è molto contenta stare con suore. Vorrebbe dire molto altro, ma bisogna essere anche attenti alle situazioni di sofferenza di questi ragazzi. La difficoltà più grandi che le suore riscontrano e il fatto che la maggior parte del clero Albanese non sempre accettano il loro operato in virtù di una mentalità maschilista persistente.

Una visita al Seminario Redentoris Mater di Lezha si è resa quanto mai opportuna dato che una famiglia di Ascoli Piceno è itinerante in Albania con 9 figli al seguito; ci hanno invitato a visitarlo e a celebrare poi l’Eucarestia a Tirana nella loro comunità. Il cammino neocatecumenale presente in Albania, sta suscitando vocazioni alla vita consacrata e, attualmente ci sono seminaristi di questa terra d’Albania come ha affermato il rettore don Lorenzo Rossetti.

Eucarestia celebrata in un locale messo a disposizione nel complesso della Cattedrale e dell’episcopio dall’Arcivescovo di Tirana mons.George Frendo insieme alla 1 e 2 Comunità di Tirana piena di giovani famiglie con i loro fantastici figli. Una comunità viva che si affida realmente alla Parola di Dio.

Dopo la mensa eucaristica, un agape fraterno ha concluso questa giornata all’insegna della fede, speranza e carità.

QUARTO GIORNO 29 giugno

Oramai siamo giunti quasi al termine di questa esperienza.

Anche questa mattina, dopo aver celebrato la messa nella parrocchia di San Giovanni Paolo II a Kamez, periferia di Tirana, campo base dei nostri giorni in Albania ci siamo messi in viaggio sempre in quel pulmino mancante di aria condizionata e finestrini posteriori bloccati che in questo tempo di calura, ci fa non poco soffrire.

Dopo un viaggio di qualche ora, siamo arrivati ad Elbasan in un’altra casa di don Orione dove abbiamo incontrato don Giuseppe De Guglielmo presente in Albania dal 1992 e don Emilio Valente qui presente dal 2003.

don Giuseppe ci racconta la sua esperienza in terra Albanese poiché ha vissuto in prima persona i cambiamenti politici e sociali che ha vissuto il popolo albanese.

Erano presenti sacerdoti del Kosovo, quando siamo arrivati, ma la svolta è stato nel 1993 con la venuta del Papa Giovanni Paolo II. Il primo vescovo nominato per il sud dell’Albania, fu S.E. Mons. Hil Kabashi che ha preso possesso nel 1997. Dapprima era gestito dall’Amministratore Apostolico, il Nunzio Apostolico mons. Ivan Diaz di cui don Giuseppe era Vicario Generale.

Il luogo dove ha sede la casa orionina ad Elbasan, in quegli anni era aperta campagna ed era tutto intorno campagna e steppa. Ora gli edifici che sovrastano la chiesa sono palazzi e attività commerciali.

Dal punto di vista di evangelizzazione, ci sono tante piccole comunità che sono in via di crescita.

Si registra una evoluzione ecclesiastica dal dopo regime ad oggi. Le cose sono molto cambiate in quanto, nel sud dell’Albania, c’è un clima sociale molto aperto. Ci sono attività comuni da un punto di vista intereligioso con incontri tra le varie religioni (cristiani, mussulmani), ed anche un dialogo ecumenico tra cattolici, protestanti ed ortodossi. Dopo aver pranzato insieme alla comunità orionina, abbiamo fatto visita alla comunità delle suore domenicane della beata Emelda che si trova in una struttura attigua.

Suor Cecilia Rebosco, originaria di Vicenza e superiora della comunità da circa 20 anni in Albania, ci riferisce che la comunità è composta da quattro suore e si occupano di collaborare con la parrocchia di San Pio X e di gestire una scuola (materna-elementare-media) con circa 450 ragazzi con il metodo Montessori a cui abbiamo fatto visita.

Una sosta all’Episcopio di Tirana, ci ha fatto incontrare suor Maria Lucia Fattori delle piccole sorelle di Gesù di Charles De Foucauld proveniente da Macerata e da 10 anni in Albania con una precedente esperienza di 11 anni in Kosovo e di altri anni in comunità di origini albanesi in Italia. La sua esperienza sottolinea come è importante la presenza di comunità contemplative tra i poveri.

Domanda: Come commissione Missionaria Regionale, che tipo di messaggio per le nostre comunità?

Oggi c’è bisogno di una testimonianza umile e di condivisione. Le aspettative delle persone sono alte ma la cosa necessaria, come dice Charles Foucauld, è la gratuità, difficile oggi da capire ma necessaria. La presenza della nostra comunità, è vitale per completare il messaggio evangelico. Precisa suor Maria Lucia, che vivere nella fraternità mettendo al centro la semplicità della Famiglia di Nazareth è cioè che conta mossi dall’Amore di Cristo da riversare a tutti i bisognosi, di ogni nazione e razza.

L’incontro con il Nunzio Apostolico in Albania, S.E.mons. Charlie Brown ha concluso ufficialmente questa nostra visita ufficiale come Commissione Missionaria Regionale.

Un futuro molto bello per la chiesa Albanese ha affermato il Nunzio, una chiesa che è uscita fuori dalle persecuzioni del regime comunista e che è proiettata verso rinascita nelle vocazioni e nella vita di fede.

Approfittando del clima di cordialità e di accoglienza, don Nicola Spinozzi ha rivolto al Nunzio alcune domande chiedendo in particolare su cosa la Chiesa Albanese avesse bisogno secondo la prospettiva della sua veduta.

Il Nunzio ha detto che alla Chiesa albanese occorre un processo di albanizazzione cioè far crescere la chiesa Albanese con gli albanesi e a questo contribuisce anche ila nomina dei tre nuovi vescovi provenienti dal clero Albanese ed alcuni di loro sono anche molto giovani, sono quarantenni. Occorre anche un impegno più forte nel settore dell’educazione. Le scuole cattoliche sono necessarie, in particolare i licei e le scuole superiori. Attraverso l’educazione possiamo avere uno sguardo positivo sul futuro Albanese.

Più sacerdoti e più religiosi aiuterebbe a realizzare questa visione, ha sottolineato il Nunzio che ci ha salutato con quanto gli ha detto è raccomandato Papa Francesco nel momento in cui lo ha convocato e gli ha conferito il suo nuovo servizio: “fai ciò che hai fatto in Irlanda, vai fuori dalla nunziatura e vai a visitare le parrocchie, le persone, vai nelle periferie e testimonia la Misericordia di Dio.

Alla conclusione di questa visita ufficiale, il Vescovo D’Ercole ha sottolineato che l’esperienza è stata molto positiva e sarà utile per preparare le prossime missioni che avremo modo di organizzare. In particolare è necessario che ci sia sempre una persona esperta dei luoghi per guidarci (un ex missionario o una persona sul posto). È utile inoltre prevedere nei dettagli il programma nei tempi e negli impegni. Infine è bene prevedere un segno frutto e ricordo della visita.

QUINTO GIORNO 30 giugno

Ripartenza della Commissione Missionaria Regionale delle Marche guidati dal vescovo Mons. Giovanni D’Ercole verso l’Italia.

 

a cura di don Nicola Spinozzi