Estate 2018 in Missione; diversi giovani della Diocesi di Macerata pronti a partire!
MACERATA – E’ stata davvero l’ultima tappa ufficiale prima della partenza o per meglio dire prima delle partenze. Sì, perché quello di domenica 1 luglio alla Parrocchia del Preziosissimo Sangue di P.to Recanati ha visto insieme più di un gruppo di volontari missionari. Diverse le fasce di età, diverse le destinazioni, diverse le provenienze ma quello che si percepiva è stato lo stesso ed identico fine per tutti; la Missione.
C’erano i ragazzi del gruppo Eumega che andranno in Togo per tutto il mese di agosto, il Ser.mi.go. che sarà anche il primo a partire per Il Cairo, il gruppo Bondeko, impegnato in Sicilia.
Si è trattato di un’occasione per salutarsi, per farsi gli in bocca al lupo e per darsi il tacito appuntamento a quando ognuno avrà fatto ritorno. Si potrebbe chiamare un arrivederci a “Missione Compiuta” ma sarebbe un errore e non renderebbe omaggio a quello che è stato e che vuole essere il percorso di ogni volontario missionario. Sì perché il cammino che ognuno ha intrapreso per prepararsi all’esperienza che andrà a fare, non lascia presagire nulla il cui compimento o conclusione definitiva coinciderà con la prima notte in cui si ritorna a dormire nel proprio letto, dopo svariati giorni. Quello che in fondo ricerca chi ha deciso di vivere questa prova, è di rimanere con la mente, con il cuore e soprattutto con la coscienza il più a lungo possibile nei luoghi di Missione. Rimanere anche quando, il freddo, la nebbia o il clima tutt’altro che tropicale fa sentire che non si è più a Lomè, a Dapaong o al Cairo; rimanere anche quando la frenesia del lavoro destabilizza, Rimanere anche quando si è a casa insomma.
E perchè questo avvenga, è importante fare propria quella parola che è stata un po’ il filo conduttore di tutti gli incontri del Cammino Missionario a cui anche io che sto scrivendo ho avuto il privilegio di partecipare.
E’ una parola che ho sentito pronunciare già dal primo giorno in cui mi aggregai, notevolmente imbarazzato, ad un contesto, quello dell’Oratorio Salesiano Don Bosco, che fino a quel momento era stato per me lontano. Si trattava di quel sabato 3 febbraio. Un giorno agghiacciante e triste per la mia città ed io ricordo la mattina in cui a Macerata c’è stata la sparatoria a sfondo raziale come una delle più tristi ed angoscianti di tutta la mia vita di uomo appartenente ad una collettività. Quel giorno avevo bisogno di un “rifugio” e l’ho trovato nella testimonianza di Mery, una donna keniana la cui bellezza ha resistito ad un vissuto durissimo. Anche a lei ho sentito dire quella parola e ricordo che mi rimase talmente impressa che me la scrissi.
La stessa parola l’abbiamo poi cantata, disegnata, scritta su pezzi di stoffa a Colle Val D’ Elsa nel lungo week end del 6-7-8 aprile con Don Emanuele e tutti gli amici dei vari gruppi della Scuola di Mondialità di tutta Italia.
Una parola che ha avuto un sapore più esotico quando l’ho ascoltata da Noel e che anche nei 2 giorni nella cornice incantevole di San Bonfilio di Cingoli abbiamo ripetuto insieme a quelle che sono state un po’ le guide per noi che raggiungeremo le varie mete di servizio volontario da Macerata: Annamaria Caccia, Leonardo ed Alessandra.
E per concludere, anche il Vescovo non è stato da meno. Questa parola l’ha analizzata durante l’omelia proprio in questa domenica e prima di consegnare a tutti i partenti la benedizione ed un Vangelo.
La parola in questione è CONDIVISIONE. Sì perché senza la condivisione ogni nostra Missione si concluderà inesorabilmente con la data del ritorno alle proprie abitazioni, alle proprie abitudini, alle proprie vite ed allora nemmeno il concetto di partenza avrà quel senso profondo che vorremmo dargli, a prescindere dal motivo che ci ha spinto a farlo.
Ed i motivi per i quali si parte per un periodo di servizio volontario in un luogo come può essere l’ Africa sono diversi e noi, i nostri li abbiamo messi nero su bianco e poi condivisi, appunto. C’ è chi parte per mettersi in gioco, chi per donare, chi per ricevere, chi per riportare il proprio cuore a casa e chi alla domanda “Perché partire?” ha risposto con un’altra domanda che è “Perché NON partire?” Personalmente invece ho fatto questa scelta tenendo a mente una formula che mi ripeto spesso quando devo prendere una decisione e che recita così: “Se non Io, chi? Se non qui, dove? Se non ora, quando?” E la soluzione a questa equazione in questo periodo della mia vita ed in questo periodo storico è stata lampante: IO, IN AFRICA, ADESSO.
Quindi condividere, appunto. Condividere il vissuto dell’esperienza che si andrà a fare con chi vorrà ascoltarci anche e soprattutto una volta ritornati. Questo lascerà accesa una fiamma viva tra noi e le terre, le anime, le culture e le difficoltà che avremo il privilegio di andare a conoscere e che ci ospiteranno per periodi più o meno lunghi; una fiamma che resterà accesa fino a quando sarà tempo di ripartire di nuovo. Non è forse questa un’interpretazione della canzone/inno “Alma Misionera”?
Domenica scorsa insomma ognuno ha augurato qualcosa all’altro. Chi è già al secondo, terzo cammino si è scambiato auguri che sanno un po’ di aneddoti, chi è scout si è detto “Buon Cammino”.
Io, invece, ringraziando per questo spazio che mi è stato concesso mi auguro che chi ritorna da un periodo di servizio volontario, da una Missione umanitaria, religiosa o semplicemente da una permanenza non puramente turistica in una terra difficile come può essere l’Africa si faccia promotore di un messaggio che rompa quelle barriere culturali ed umane presenti in questa società che vuole a tutti i costi esasperare e dare un accezione negativa al concetto di diversità anche laddove è evidente che la diversità fondamentalmente non esiste cioè tra la “razza” umana. Che questo messaggio contribuisca, inoltre a fare in modo che, anche l’ idea di “Casa” sia sempre più sinonimo di parole come “Mondo”, “Diritto”, “Dignità”, “Ospitalità”, “Umanità”, “Uguaglianza” e sempre meno legato ad espressioni come “Nostra”, “Loro”.
Matteo – CMD Macerata