LORETO – Una delegazione di Migrantes Marche ha vissuto incontri ed eventi dal 25 al 26 novembre, per due giorni a Marsiglia, un crogiuolo etnico dai mille volti, lingue e colori… Città, pure, dai mille problemi, dovuti, tra l’altro, al massiccio fenomeno di immigrazione. Ma anche ricca di tante risorse, soprattutto umane. Il benvenuto ci viene dato al famoso vecchio porto, dove si snoda la fiera dei « santons de Provence ».
Sembra un alveare in piena attività. Visitatori, curiosi, turisti vi ronzano attorno di giorno e di sera, per tutto il periodo natalizio. Più di una dozzina di ditte di artigiani, antiche e prestigiose come Carbonnel, Escoffier… espongono il loro tradizionale savoir faire in centinaia di santons, personaggi sacri e profani, in argilla rossa o dipinta a mano, a colori vivi, vestiti nelle più differenti fogge. È la quintessenza dell’arte e della fede di questa terra. « In ogni casa di Provenza vi è un angolo riservato per loro» vi assicura Paul, maestro santonnier.
La tradizione dei santons si sviluppa durante la Rivoluzione francese, dopo che, a partire dal 1793, fu deciso di chiudere le chiese. La devozione si limita allora all’interno delle mura di casa, come prima avveniva nelle chiese. Con il pescatore, la lavandaia, il mugnaio, l’arlesienne… il santon « ravi » (l’estasiato) prende posto sempre davanti alla grotta. Immancabile. Con le braccia lanciate all’aria dallo stupore, rappresenta il « semplice » del villaggio e tutta la sua meraviglia di fronte alla divina nascita.
I santons – in carne ed ossa, invece – li troviamo alla parrocchia « Belle de Mai » nel terzo arrondissement. Questo era il « quartiere degli italiani » già da fine Ottocento, per le vicine fabbriche di tabacco, di fiammiferi e di sapone, e il loro gran bisogno di manodopera. Poi, con la loro chiusura e la massiccia presenza araba il quartiere in questi ultimi decenni si è impoverito talmente da essere considerato il « quartiere più povero d’Europa ». In chiesa – come domenica scorsa – incontrate capoverdiani, vietnamiti, spagnoli, africani, qualche vecchio italiano, qualche francese… un’assemblea multicolore, dalle tante fisionomie diverse. Sono loro i santons de Provence di oggi, strani re magi venuti da lontano, emigrando, che non hanno da offrire nulla se non la loro vita e una gran sete di dignità e di laboriosità… La comunità capoverdiana di tutta Marsiglia ha portato, per l’occasione della festa, anche la bella statua di santa Catarina, loro grande patrona. Alla fine, tutti sono invitati al pranzo popolare preparato per giorni dalle donne capoverdiane. Una massa di gente di ogni razza e colore, dopo la messa, piomba festosa a tavola, ritrovando un bel senso di comunione.
I santons più belli e vivaci, però, li incontriamo nella vicina rue Crimée, all’Associazione «Enfants d’aujourd’hui, monde de demain ». Sono più centocinqanta ragazzi musulmani del quartiere : irrequieti, affettuosi e sempre distratti. Masticano arabo e francese, vengono qui tutti i pomeriggi per il sostegno scolastico, per fare i compiti, approfondire problemi e conoscenze. È il loro avvenire, infatti, che le suore scalabriniane e padre Elia con una sessantina di volontari coltivano con tutte le loro energie. Trovano qui uno spazio di libertà, di serietà e di promozione. E poi senti dire, per esempio, una mamma algerina rivolgendosi alla suora: « Sai, io ringrazio ogni giorno Allah, perchè ci siete voi. Io non sono mai stata a scuola, non saprei farlo, ma voi preparate il futuro di mio figlio ! »
Girando lo sguardo per la città, dei « santi di Provenza » più veri e più spirituali non ne è rimasto che un monumento, tuttavia carico di emozione. È un volto di Cristo, mentre cade sotto la croce, preso tra le mani teneramente da Maria. È in memoria delle migliaia di missionari, partiti per ben quattro secoli, da questo stesso porto di Marsiglia per l’India, l’Africa, le Americhe o l’Oriente… È un omaggio al loro coraggio senza confini. Al loro sacrificio senza misura. Un’avventura verso l’ignoto, a volte verso il martirio, trasportati solo dalla gioia del Vangelo. Ogni congregazione ha qui a Marsiglia, infatti, una casa, per accompagnare questi addii commoventi…
Anche qui non mancano i problemi comuni alle grandi città europee come droga, malavita, miseria, discriminazioni… Ciononostante, due tratti caratteristici degli abitanti vi colpiranno subito: un ritmo di vita sereno, mediterraneo, e i rapporti umani impastati di grande cordialità. Sì, la vita qui si gusta in tutti i suoi sapori, come la bouillabaisse, la celebre zuppa locale di ben sette pesci diversi. Sembra di gustarvi l’anima di un popolo.
padre Renato Zilio,
missionario scalabriniano di Loreto