Si è celebrata ieri in tutta la diocesi di Macerata la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, con circa 60 Parrocchie coinvolte nell’iniziativa. Le storie di tanti migranti hanno emozionato e sensibilizzato le nostre comunità, come la testimonianza di Manuel, dalla Nigeria, che ha raccontato la sua esperienza di vita nella diocesi di Santa Croce a Macerata.
La speranza è che questi racconti possano dipingere con chiare e vive pennellate il dramma degli sfollati interni nei nostri cuori e sensibilizzare i nostri animi. Un dramma crudele, ma spesso invisibile, ancor di più in questo 2020 a causa della crisi mondiale dovuta alla pandemia da COVID-19. Ma «non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone. […] Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone.» (Messaggio Urbi et Orbi, 12 aprile 2020). Così ci sollecita Papa Francesco, affinché ci impegniamo per garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno. Un messaggio più attuale che mai in questo periodo in cui si trovano non solo sfollati interni, ma anche molte altre persone si trovano a vivere esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del COVID-19.
Il Santo Padre ci ricorda come il rifugiato ci offra una preziosa opportunità di incontro con il Signore, anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo. Nella fuga in Egitto anche il piccolo Gesù sperimenta, assieme ai suoi genitori, la tragica condizione di sfollato e profugo segnata da paura, incertezza, disagi. Si tratta di una sfida pastorale alla quale siamo chiamati a rispondere con i quattro verbi che Papa Francesco ci ha indicato nel Messaggio per questa stessa Giornata nel 2018: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.