Venerdì 9 ottobre scorso si è tenuta in Cattedrale, come ogni anno, la veglia missionaria che costituisce non solo un’occasione per far conoscere ai fedeli della Diocesi le molteplici iniziative missionarie esistenti ma anche per risvegliare in ciascuno la propria vocazione alla missione evangelizzatrice di cui tanto ha parlato Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”: “La gioia evangelizzatrice…è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere….(EG 13)….é necessario passare da <<una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria>>” ( ibid. 15).
Si è inizialmente meditato sulle parole del messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale 2020 dal quale è stato tratto il titolo della veglia “Eccomi, manda me”: anche oggi Dio interpella ciascuno di noi in modo del tutto particolare, ci chiama ad essere testimoni del Vangelo in mezzo ad un’umanità segnata in modo particolare dalla sofferenza, a causa della pandemia da COVID-19. «Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: “Siamo perduti” (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme» (Meditazione in Piazza San Pietro, 27 marzo 2020). Dio non ci lascia soli in questo periodo di prova ma potremo superarla solo facendo crescere in noi la capacità di sentire l’altro come un fratello di cui prendersi cura: la missione alla quale ci chiama Dio oggi é scoprire “quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli ” (Encicl. Fratelli tutti 32).
Quest’anno si è deciso insieme a don Giuseppe Caponi, direttore dell’ ufficio missionario e su suggerimento del Vescovo, di presentare la realtà dell’ Operazione Mato Grosso (OMG) – da cui provengono alcuni sacerdoti della diocesi tra cui don Mauro Servidei che ha animato la celebrazione, presieduta dal vescovo.. È la storia della vita di tanti ragazzi che, sotto la guida di padre Ugo De Censi, sacerdote salesiano, hanno dato inizio nel 1967 ad una bellissima avventura, quella della carità. Nata da una spinta sociale (in un’epoca segnata dalla contestazione giovanile ai giovani veniva proposto come ideale l’aiuto verso i poveri) è diventata nel tempo un cammino educativo da cui sono uscite anche tante vocazioni: Daniele Badiali è uno di questi ragazzi che, diventato sacerdote della diocesi di Faenza, nel 1991 partì missionario per l’OMG in Perù dove venne ucciso nel 1997 del quale si conservano lettere delle quali nel corso della veglia sono stati letti alcuni stralci che hanno dato una viva testimonianza della sua esperienza di fede. Una fede spesso messa alla prova da dubbi sulla reale efficacia del proprio operato, dalla fatica estenuante, ma che queste stesse difficoltà hanno rafforzato. La sua risposta alla chiamata di Dio è stata esemplare ed il suo amore è arrivato fino a dare la vita, ucciso proprio da uno di quei poveri che aveva scelto di servire. E’ stata letta anche la lettera di Angelica, volontaria in Perù dal 2009 insieme al marito Andrea ed alle tre figlie dalla quale è emersa da un lato tutta la drammaticità che sanno vivendo a causa del COVID-19 ma, dall’altro, l’esperienza forte di solidarietà che continua a manifestarsi sia in termini di aiuti materiali provenienti dall’estero, sia in termini di vicinanza umana tra le persone della missione.
La celebrazione è stata suddivisa in 2 parti: la prima ha riguardato la ricerca di Dio, la seconda la missione: si sono alternate letture di brani del Vangelo e di testimonianze, preghiere, canti e momenti di riflessione.
Molto significativo è stato anche il video dal titolo “La sete di Dio” di Padre Ugo de Censi, sacerdote salesiano fondatore dell’Operazione Mato Grosso: si sono visti i luoghi, le persone della missione e padre Ugo commentava come la sete di Dio presente in ogni persona non possa trovare risposta in discorsi o ragionamenti ma solo nell’amore al prossimo. Il cammino educativo proposto ai giovani si basa su una proposta concreta di lavoro per aiutare gli altri. Anche la natura è una manifestazione di Dio, ed in quei luoghi incontaminati è più facile coglierne la presenza, perché Dio è Bellezza. Non si può parlare di Dio, dice Padre Ugo, ma nell’amore ai poveri – poveri anche esigenti come si è detto – c’è la chiave per l’incontro con Lui perché “a chi mi ama mi manifesterò” (Gv. 14,21)
Nel corso dell’omelia Sua Eccellenza Mons. Giovanni D’Ercole, nel ricordare le varie iniziative missionarie presenti in diocesi e nel ribadire la necessità che ogni cristiano sia in uno “stato permanente di missione” (EG 25), infine ha ricordato a tutti la figura esemplare di missionarietà per ogni cristiano, Maria Santissima. Ella, nonostante fosse già incinta, non ha esitato a mettersi in viaggio tra disagi e pericoli per andare a trovare la cugina Elisabetta, anziana e bisognosa di aiuto, per mettersi a servizio. Al termine della celebrazione a tutti i partecipanti è stato dato il mandato missionario assieme ad un piccolo dono, un fiore di carta, con riportata una frase di Padre Ugo De Censi, realizzato da un gruppo di volontarie della diocesi che producono oggetti vari che mettono in vendita ed il cui ricavato è destinato alla missione del Mato Grosso. Anche se, a causa dell’emergenza epidemiologica, la partecipazione alla veglia non è stata molto numerosa, la testimonianza data è stata molto forte e significativa. L’assemblea ha partecipato in un clima di profonda comunione, e si può certamente affermare che la celebrazione ha costituito un’occasione di crescita della coscienza missionaria nella Diocesi.