Venerdì 16 ottobre, presso la Chiesa di San Filippo Neri a San Benedetto del Tronto si è tenuta una serata di preghiera in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Ad iniziare la celebrazione le parole di Don Nicola Spinozzi, Segretario di Missio Marche, che hanno richiamato alla memoria dei fedeli le parole di Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale.

“Su questa barca ci siamo tutti”. In questo tempo di pandemia, “ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Siamo veramente spaventati, disorientati e impauriti. Il dolore e la morte ci fanno sperimentare la nostra fragilità umana, ma nello stesso tempo ci riconosciamo tutti partecipi di un forte desiderio di vita e di liberazione dal male”. In questo contesto, “la chiamata alla missione, l’invito ad uscire da sé stessi per amore di Dio e del prossimo si presenta come opportunità di condivisione, di servizio, di intercessione”. La missione, la ‘Chiesa in uscita’ non sono un programma, una intenzione da realizzare per sforzo di volontà. È Cristo che fa uscire la Chiesa da sé stessa”.

“Nessuno è escluso dall’amore di Dio”, e la Chiesa, “sacramento universale dell’amore di Dio per il mondo, continua nella storia la missione di Gesù e ci invia dappertutto affinché, attraverso la nostra testimonianza della fede e l’annuncio del Vangelo, Dio manifesti ancora il suo amore e possa toccare e trasformare cuori, menti, corpi, società e culture in ogni luogo e tempo”.

Di qui la necessità di chiederci: “Siamo pronti ad accogliere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, ad ascoltare la chiamata alla missione, sia nella via del matrimonio, sia in quella della verginità consacrata o del sacerdozio ordinato, e comunque nella vita ordinaria di tutti i giorni? Siamo disposti ad essere inviati ovunque per testimoniare la nostra fede in Dio Padre misericordioso, per proclamare il Vangelo della salvezza di Gesù Cristo, per condividere la vita divina dello Spirito Santo edificando la Chiesa?”

A seguire, una Liturgia della Parola con una prima lettura dal libro di Giona (Gio 1,1-3; 3,1-10), una seconda lettura dagli Atti degli Apostoli (Atti 13,4-12) e un brano del Vangelo secondo Matteo (10,16-25). Prima della lettura del Vangelo, la comunità è stata lieta di ascoltare la testimonianza di padre Luigi dei padri francescani conventuali, originario di Montelparo e missionario a Cuba. Un racconto di osservazione, comprensione e accoglienza: queste le 3 parole chiave che ha indicato come fondamento della sua esperienza missionaria. Osservare con occhi nuovi la realtà che ci si presenta davanti e saper cogliere il positivo della cultura e mentalità di un nuovo popolo. Comprendere: per comprendere una realtà nuova è necessario sospendere ogni pregiudizio e giudizio. Accogliere: annunciare il Vangelo in una realtà nuova non è simile ad una colonizzazione, ma piuttosto ad un’accoglienza. Questi tre verbi delineano un percorso che ha come punto di partenza la valorizzazione del buono e del positivo dei nostri fratelli e da tali valori annunciare il Cristo. Un percorso che nella realtà cubana offre la grazia di sperimentare la gioia del seminare senza la pretesa immediata di raccogliere, affidando i frutti delle proprie azioni a Dio. La grazia di una chiesa povera di mezzi, di strutture, di sacerdoti e religiosi. Un’azione pastorale difficile, ma una chiesa vicina alla gente, agli ultimi in particolare, che condivide le loro speranze.

Semplici e dirette al cuore le parole del Vescovo che, partendo dal tema di questa Giornata Missionaria, “tessitori di fraternità” e dalla Liturgia della Parola ascoltata, inizia la sua riflessione da due domande: perché essere costruttori di fraternità e come esserlo. La ricerca di una motivazione dovrebbe essere sempre alla base delle scelte della nostra vita: in un clima individualistico e in una società che punta all’affermazione di sé stessi, perché la fraternità? La fraternità viene dalla consapevolezza di essere figli di Dio, un Dio che è Padre, che ci ama e che ci libera spiritualmente. È questa consapevolezza che fa affiorare il nostro spirito missionario, che ci fa guardare il prossimo con occhi nuovi, occhi di fratelli che si riconoscono figli dello stesso Padre. “Come” essere figli e “come” essere fratelli è una semplice e naturale conseguenza che scaturisce dalla gioia di questa consapevolezza: amarsi ed aiutarsi. Dall’amore del Padre scaturisce una vita nuova, quella vita nuova che Gesù ci dona. Così come Giona e San Paolo, anche noi siamo chiamati a trasmettere ai nostri fratelli la gioia di questo amore, di questa libertà, di questa vita nuova: non per imporla, ma per lasciare che la scoprano.

Riallacciandosi alle parole di padre Luigi, il Vescovo sottolinea come siamo spesso abituati a pensare di dover guardare lontano quando sentiamo parlare di missione, senza renderci conto che la fraternità che dobbiamo “tessere” è proprio qui, nelle nostre parrocchie, nei nostri uffici, nelle nostre strade…nelle nostre case.  La testimonianza di padre Luigi acquista tanto più valore se la pensiamo vicina a noi, come tesoro da saper investire in ogni nostro gesto quotidiano, piuttosto che come un racconto d’oltreoceano. Riconoscerci uniti, “fratelli tutti”, vuol dire anche sentirsi uniti con i missionari nel mondo, perché attraverso la nostra voce è sempre la Chiesa tutta che prega e prega unita. Nessuno, nemmeno Gesù, come racconta il Vangelo, ci dice che sarà facile, che sarà un cammino ideale e senza ostacoli: la vera essenza della fraternità cristiana si manifesta nelle situazioni ostili e difficili, proprio come è successo a Giona, a San Paolo e come avverte Gesù. Essere costruttori di fraternità è una sfida che va affrontata con fede e la cui forza va ricercata nello stesso Amore che l’ha animata, non nei mezzi materiali.

Di seguito il video dell’intera Celebrazione:

Preghiera con il Vescovo Carlo in occasione della Giornata Missionaria Mondiale dalla Chiesa di San Filippo Neri in San Benedetto del Tronto

Pubblicato da RiParrocchie su Venerdì 16 ottobre 2020