Oggi, domenica 20 ottobre, si celebra la 98esima Giornata missionaria mondiale sul tema “Andate e invitate al banchetto tutti” (Mt 22, 9) e la diocesi si è preparata a questa giornata con due appuntamenti: la veglia nella parrocchia di Polverigi vissuta venerdì 18 ottobre e la testimonianza su quattro martiri beatificati a Uvira (Repubblica del Congo), ricordati sabato 19 ottobre nella parrocchia delle Grazie.

Il tema di quest’anno si ispira al Vangelo di Matteo e pone l’accento sull’universalità della chiamata alla missione, sottolineando il bisogno di fraternità e solidarietà in un mondo sempre più diviso. Durante la veglia i fedeli sono stati quindi invitati a passare dal banchetto dell’accumulo, del consumismo e dell’individualismo a quello della condivisione, dell’essenzialità e della fraternità. Ascoltando il brano del Vangelo e alcuni passi del messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale, sono stati presentati quattro scenari, ognuno accompagnato da una testimonianza.

Il primo scenario è stato il rifiuto di chi ha già il “suo” banchetto, facendo riferimento al rifiuto degli invitati alle nozze nel passo del Vangelo. Come si legge nel messaggio del Papa: «Mentre il mondo propone i vari “banchetti” del consumismo, del benessere egoistico, dell’accumulo, dell’individualismo, il Vangelo chiama tutti al banchetto divino dove regnano la gioia, la condivisione, la giustizia, la fraternità, nella comunione con Dio e con gli altri». Sull’altare è stata messa una tovaglia e sono stati accesi cinque ceri colorati, simbolo dei cinque continenti. Dopodiché è stata ascoltata la testimonianza di Tiziana e Andrea che, in occasione del loro 25esimo anniversario di matrimonio, sono partiti per l’Uganda con i loro figli per conoscere il bambino che sostengono a distanza. «Abbiamo visitato le scuole – hanno raccontato – e conosciuto tanti missionari, preti e laici, che hanno messo loro vita a disposizione degli altri. Questo è ciò che rende una persona realizzata e ognuno può fare la sua parte nella propria quotidianità, mettendosi a servizio gli altri».

Nel Vangelo di Matteo, su indicazione del re, i servi vanno poi ai crocicchi delle strade e invitano al banchetto tutti quelli che trovano, buoni e cattivi. Il secondo scenario è stato quindi l’accoglienza dei “senza banchetto”. Un grosso pane è stato messo sopra l’altare ed è stata ascoltata la testimonianza di Samuele e Tommaso che sono stati in Camerun con i missionari saveriani: «Abbiamo fatto tante attività con i bambini e conosciuto le persone del posto, incontrando i malati e i poveri nelle loro case. Ciò che ci portiamo nel cuore sono tutti gli incontri e i bei rapporti che abbiamo costruito con tante persone, ci siamo sentiti veramente accolti».

Il lettore ha continuato a leggere il brano del Vangelo di Matteo, quando il re vede un tale che non indossa l’abito nuziale e ordina ai servi di gettarlo fuori. Il terzo scenario è stato quindi il banchetto “derubato”. Il pane sull’altare è stato pezzato e una parte è stata gettata via, dopodiché don Michele Montebelli ha raccontato la sua esperienza di Argentina, in occasione del suo 25esimo anniversario di sacerdozio: «Sono stato con don Sergio e don Isidoro nelle parrocchie che loro hanno guidato per tanti anni come sacerdoti fidei donum. Una delle cose più belle è stata la festa della Madonna di Huachana il 31 luglio, molto sentita da tutto il popolo. È stata un’esperienza di incontro e servizio e, come ha detto Papa Francesco, davvero ogni volta che incontriamo persone nuove scopriamo il volto di Dio».

Il quarto scenario missionario è stato la vita donata ed è stato acceso un faro rosso. Don Faustino Turco, postulatore dei missionari saveriani, ha parlato di quattro martiri beatificati il 18 agosto: Vittorio Faccin, Luigi Carrara, Giovanni Didonè, religiosi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, e padre Albert Joubert, sacerdote congolese, assassinati nel contesto di tensioni politiche e sociali, lotte di potere e guerre tribali che hanno caratterizzato la terra congolese dopo l’indipendenza dal dominio belga. Avevano deciso di restare, nonostante fossero in pericolo di vita, per continuare a portare il Vangelo tra la gente. Don Faustino ha sottolineato che «hanno donato la vita per i propri amici, come ci ha detto Gesù. Sono stati uccisi perché hanno deciso di restare per amore del popolo che li aveva accolti. Hanno testimoniato con la vita il Vangelo che hanno proclamato anche con la parola».

È seguita la riflessione dell’Arcivescovo, che ha spiegato che «Gesù prima di ascendere al cielo, dà il mandato ai suoi discepoli. Sono persone che dubitano, nonostante abbiano visto Gesù morto e risorto. Sono increduli, ma Gesù si fida di loro e dice: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”. E cosa fanno gli apostoli dopo il mandato? Si chiudono nel cenacolo, non hanno la forza di annunciare. Solo quando Gesù manda lo Spirito Santo, escono fuori e annunciano il Vangelo. Oggi tanti cristiani sono perseguitati, anche con i guanti bianchi, ma lo Spirito Santo infuoca i cuori. Annunciare il Vangelo è un rischio, ma è bello. Se hai incontrato Gesù che ti ha cambiato la vita, sei disposto a morire per chi ha dato la vita per te?».

Al termine della veglia sono stati accolti i nuovi operatori pastorali, sacerdoti e religiose non italiani nella diocesi. L’Arcivescovo ha consegnato a ognuno il Crocifisso e i fedeli hanno poi ricevuto il mandato missionario, per essere tutti, in ogni situazione, testimoni dell’incontro con il Risorto, presso le sorelle e i fratelli che incontreranno. La veglia si è conclusa con il gesto del pane spezzato. Come segno di partecipazione al banchetto, i testimoni ascoltati durante la serata hanno spezzato il pane e lo hanno offerto all’assemblea.

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