Celebrata la Giornata del Migrante 2018 a Macerata
MACERATA – “…insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio”.
E in questa casa che è la terra, dove è proprio vero che siamo tutti migranti e viaggiatori di speranza, come possiamo tergere ogni lacrima e assaporare pace e sicurezza? Di quale abbraccio abbiamo bisogno? Forse dell’abbraccio della verità e della vita, quell’abbraccio che trasforma la paura in incontro, una percezione in una realtà possibile, quella dello scambio autentico tra viaggiatori. Questo il sentiero tracciato dalla ricca e eclettica riflessione che si è svolta venerdì 12 gennaio presso il cineteatro Excelsior di Macerata, all’interno della tavola rotonda “Paura del migrante? Ricchezza dell’incontro”. Partendo dai dati sui flussi migratori e rimarcando proprio come in prossimità delle tornate elettorali si faccia massiccio uso con scopi pupulistici di preconcetti per alimentare posizioni razziste e xenofobe, il prof. Cacciamani, che ha moderato la tavola rotonda, ha aperto il di dibattito tra gli ospiti. L’intervento del prof. Marco Moroni ha delineato un identikit del migrante marchigiano, nel quale si può riconoscere il migrante di ogni epoca, e attraverso ironici aneddoti e storie di passati mai trascorsi, perchè ancora forti nella nostra memoria, ha sottolineato come la coesione degli italiani in America sia stata fortemente realizzata dalla passione religiosa. Per loro negli Stati Uniti è stato possibile costruire Chiese ed in effetti la comunità ha rappresentato per questo popolo, spesso sottoposto a pregiudizi e colpito nella propria dignità, uno spazio di radicamento sociale. Perchè a chi viene nella nostra terra non concediamo lo stesso diritto? Dalla memoria al presente, davvero stimolanti gli interventi di Stefano Trovato e Ettore Fusaro. Un percorso tra i dati e i numeri per comprendere come spesso la percezione di un fenomeno trasformi la realtà, che invece ha sempre più urgentemente bisogno di essere guardata nella sua sostanza più reale. E qual è la sostanza dell’immigrazione? Partiamo, ci invita Trovato, dall’articolo 10 della Costituzione italiana: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. La sostanza è il diritto di essere accolti, perchè chi parte cerca solo una vita migliore. Alcuni ci aiutano ad aprire gli occhi: il 3% i migranti nelle Marche, il 77% giovani dai 18 ai 36 anni e l’84% di genere femminile. La sostanza sono anche questi dati che oltre la fredda esposizione numerica ci fanno intuire che la percezione non rappresenta affatto la realtà. Di cosa e di chi abbiamo realmente paura? La tavola rotonda si conclude con alcune voci di giovani costretti a lasciare la propria terra, Tarik e Mamadou, giovani perseguitati dalla dittatura e dalla fame, giovani grati perchè la nostra terra li ha abbracciati, ha asciugato le loro lacrime, ha dato loro sicurezza, tramite il centro di ascolto diocesano, tramite la porta aperta di una famiglia di Refugess welcome.
Al centro del discorso del papa per la giornata migranti si impone il verbo integrare, come azione che esprime un’opportunità. Riprendendo questo verbo conclude la tavola rotonda il prof. Cacciamani, dopo i vari interventi dei numerosi partecipanti interessati al dibattito. L’opportunità è quella di un reale arricchimento interculturale. Questo il viaggio da intraprendere, questo l’abbraccio di cui davvero abbiamo tutti bisogno.
E dall’incontro di venerdì all’evento di Domenica 14, la messa celebrata da Mons. Orlandoni alla Domus San Giuliano, con la ricca e colorata presenza delle diverse comunità di immigrati che vivono a Macerata: indiani, nigeriani, peruviani, albanesi. Sei felice? Ha chiesto a tutti il vescovo emerito di Senigallia, ricordando come questo sia l’appello che Dio rivolge ad ogni uomo e come spetti ad ogni uomo cercare una risposta nella terra che gli viene affidata, una terra da rispettare e da custodire. Il pane eucaristico spezzato ha aperto l’incontro della giornata che poi si è trasformato in cibo condiviso e soprattutto nella festa dei popoli.
Un viaggio tra danza e musica che ha alternato atmosfere nostrane, create brillantemente dalla Birbanda di Santa croce, a suggestioni d’oltremare tra ritmi nigeriani, indiani, senegalesi e l’energia travolgente della Capoeria. Il mondo non conosce frontiere quando l’incontro diventa esperienza reale di casa, famiglia, fratellanza. Tutti, migranti e viaggiatori di speranza in uno stesso viaggio, quello che giorno dopo giorno ci può far vincere la paura per scoprire che ogni uomo può essere sempre e solo risorsa se nel suo viaggio non teme la paura ma cerca nel fondo di sè e degli altri la verità.