Il mio ingresso in Marocco, nel 2003, avvenne attraverso un «piccolo ponte». Sì, fui assegnato alla casa salesiana della città di Kenitra, parola araba che significa proprio «piccolo ponte». All’inizio non prestai grande attenzione alla cosa, ma nel corso dei mesi ho scoperto che questa parola, Kenitra, conteneva il nucleo della mia vocazione e della vocazione della chiesa in Marocco: essere un ponte, essere un piccolo ponte tra cristiani e musulmani, tra nord e sud, tra Europa e Africa, tra Oriente e Occidente, tra neri e bianchi, tra ricchi e poveri. Essere un piccolo ponte di fraternità e pace: che bella missione!

Nel 2019, quando già ero vescovo di Rabat, un gruppo di laici, religiosi e sacerdoti marchigiani, responsabili dell’animazione missionaria in varie diocesi, hanno fatto una visita in Marocco per conoscere la chiesa che qui vive e lavora. Tra le molte attività che hanno svolto nei pochi giorni del loro soggiorno, ho avuto la gioia di incontrarli, trascorrendo con loro un delizioso momento di conoscenza reciproca e di condivisione di vita e di esperienze. Un momento breve ma molto intenso, che ha lasciato un segno e un’impronta in ciascuno di noi. Quello è stato il viaggio di andata.

Come frutto della loro visita, infatti, quelle persone hanno avuto la gentilezza di invitarmi a visitare Ancona e Loreto, approfittando del fatto che avrei dovuto prendere parte a un incontro di vescovi della regione mediterranea a Bari. Ad Ancona ho potuto incontrare un folto gruppo di persone interessate a conoscere la nostra chiesa, oltre che concelebrare l’eucaristia con il vescovo diocesano e i miei fratelli salesiani. Ho potuto celebrarla anche nella Santa Casa di Loreto, nonché conoscere l’opera degli scalabriniani e dei salesiani in quella città. Questo è stato il viaggio di ritorno.

Tra andata e ritorno abbiamo disegnato e costruito un ponte di amicizia e collaborazione, fraternità e comprensione: di amore. Un piccolo ponte che altri potranno utilizzare per andare e venire. Siamo stati «pontefici» = costruttori di ponti! Non solo il papa è pontefice! Lui è il «sovrano pontefice», ma anche tutti noi siamo dei piccoli pontefici.

Con le nostre visite reciproche abbiamo costruito ponti. Si capisce adesso perché la nostra diocesi di Rabat ha scelto la Visitazione di Maria come icona della sua azione pastorale? E perché il nostro motto di quest’anno è: «Battezzati e inviati, siamo sacramento dell’incontro»?

Nel corso della sua visita in Marocco, padre Renato Zilio mi ha regalato una copia della 28ª ristampa del suo libro Dio attende alla frontiera. E ora mi chiede alcune righe da includere nella 30ª ristampa. Lo faccio con grande piacere, perché capisco che questo libro è anche un ponte tra il lettore e la realtà delle chiese di cui in esso si parla (tra l’altro anche della nostra!).

Com’è necessario aiutare le nuove generazioni – e anche quelle vecchie! – a guardare in alto e levare gli occhi oltre il piccolo spazio del proprio luogo o paese di nascita! È bello amare la piccola patria… ma quanto è triste non avere uno sguardo ampio che abbracci il mondo intero e un cuore vasto in cui trovi spazio tutta l’umanità!

Lo spirito missionario consiste in questo: vedere il mondo come nostra casa e scoprire che l’umanità è, tutta quanta, la nostra famiglia. Che ogni uomo è nostro fratello. E volere quello che Cristo voleva: «Che siano tutti una cosa sola!».

Ecco perché l’azione del missionario (e siamo tutti missionari!) consiste nel costruire ponti, nel trasformarsi lui stesso in un piccolo ponte, nell’essere un luogo di passaggio e di incontro. Solo vincendo l’egoismo che ci isola e l’individualismo che ci separa potrà sorgere, crescere e consolidarsi la fraternità universale; e solo a misura di questo si colmerà l’abisso che separa l’uomo da Dio, che andrà riempiendosi di fraternità, perché «chi non ama il fratello che vede non può amare Dio che non vede».

«Viandante, non esiste il cammino, il cammino si fa camminando», diceva il poeta spagnolo Antonio Machado. Nemmeno esistono ponti: si costruiscono andando e venendo, visitandoci gli uni gli altri.

La mia vocazione, la tua, quella di tutta la chiesa: essere ponti. Gesù Cristo non è forse il ponte tra Dio e l’umanità?

+Cristóbal, cardinal López Romero, sdb
Arcivescovo di Rabat e Amministratore Apostolico di Tangeri
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