Loreto. «Veniamo da lontano, dall’Oriente. Abbiamo visto una stella di notte, così brillante e sorridente che sembrava dire «Partite!» Questa notte è successo un miracolo: è nato Dio.» Così, con queste parole, si presenta tra il commosso e l’entusiasta, Gaspare, uno dei tre Re magi, dai bei vestiti sgargianti e collane orientali. Entrano nella Basilica della Santa Casa. L’arcivescovo Fabio Dal Cin con un largo sorriso li incoraggia ad avanzare. Ad esprimersi davanti a tutti, dopo un così lungo viaggio, pure in zona rossa… È il giorno dell’Epifania, alla Messa delle ore 10:00. Si ritrovano di fronte a una presenza impressionante di bambini: è la loro Messa. Gaspare aggiunge ancora qualcosa: «L’abbiamo trovato, il Bambino, come una vera sorpresa, tra pecore e pastori: per questo lo abbiamo chiamato «Agnello di Dio». Tace, nell’aria fa roteare il suo turibolo d’incenso, da un gradevole profumo di rosa selvatica. Sapori d’Oriente.

«Ci siamo persi continuamente per strada» interviene Melchiorre «ma come dice il proverbio: «Se vuoi che il tuo aratro vada diritto, legalo a una stella». Abbiamo, allora, seguito quella stella più luminosa di tutte…  Poi, precisa, con filosofia: «E’ normale nella vita perdersi, importante è ripartire. Normale è cadere, ma importante è rialzarsi. Il Bambino, nato stanotte, lo dirà sempre ad ogni uomo: «Alzati e cammina! Riprendi la tua dignità». Per questo ho portato dell’oro. È il segno della nobiltà, perché lui si dimostra così un vero Re.

Anche Baldassare ha la sua da dire. «Ci siamo incontrati con tanti pezzi grossi, personaggi importanti, come il re Erode e grandi sacerdoti. Mai avremmo pensato, alla fine, di capitare in aperta campagna, in una grotta piuttosto scura e fredda, tra confusione di pecore e di montoni. Io ho portato della mirra, perché è simbolo di umanità, del sentirsi mortale. Questo Bambino divino farà la nostra stessa strada di comuni mortali… Vivere le ansie e le speranze, che ci prendono il cuore, a noi tutti. E ripeterci, poi, continuamente: «Coraggio! Non vi abbandonerò. Sarò sempre con voi!»

E a quel punto, Baldassare si toglie il turbante e una lunga sciarpa, intorno al viso, intessuta di filo d’argento: scopriamo il volto di Lucky Ogbeide, il nostro amico nigeriano. Great! Un emigrato lo ha preso in parola…  E così, sembra risuonare nell’aria l’ultima frase del Cristo nel Vangelo di Matteo: “Non abbiate paura… Il povero, il carcerato, lo straniero che incontrerete, sono io. Per davvero!”

R.Z.