Il precedente articolo ci ha raccontato, attraverso la testimonianza di Anna e Vittorio, la bellezza e la ricchezza del vivere in famiglia lo spirito di missione.

Se è vero che “chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia”, la storia di Anna e Vittorio ne è un esempio. Le meravigliose esperienze di accoglienza e affido raccontate nel precedente articolo, pongono le radici in un passato segnato anche da un dolore profondo, quello che nessun genitore spera mai di dover sopportare. Trovarsi in ginocchio ai piedi della croce che ti porterà via una figlia amata, senza sapere come potrai rialzarti. Ma si ritrovano accanto un’altra Donna, una Madre speciale, anche lei lì come loro ai piedi della croce e riesce ad infondere una forza e un coraggio soprannaturali. Il coraggio di accogliere l’invito di Dio, l’invito ad abbandonare il dolore per fare posto all’amore, unica medicina in grado di lenire questa ferita. “Donna, ecco tuo figlio”, Anna e Vittorio non se lo sono fatti ripetere due volte. Grazie ad una raccolta di beneficenza, dopo la morte della figlia, hanno permesso a Sindano, che col Battesimo ha preso il nome di Fabiola, una bambina del Kenia, di crescere e studiare. E così all’ottantesimo compleanno della nonna non c’era un “posto vuoto”, ma Fabiola, arrivata per l’occasione dal Kenia, a conoscere di persona la famiglia che con tanto amore le ha donato la vita. Un segno ancora più speciale ad abbellire e arricchire l’incontro: Fabiola è in dolce attesa, portando con sé in Italia la gioia tangibile della vita senza fine, che continua, imperterrita e instancabile.

Inizialmente, nei momenti di difficoltà, Anna pensava alla metafora della potatura della vite. I nostri dolori come prove inviate da Dio per poter rinascere. Una lettura animata dalla fede cristiana che però ha presto lasciato spazio ad un’altra consapevolezza. Gesù non è venuto sulla Terra per eliminare il nostro dolore, Lui l’ha abbracciato, questa è stata la sua risposta. La vita è una danza continua, una danza del dolore e della gioia, se ci inseriamo in questa danza riusciamo a dare e a lasciare un senso al nostro andare. Una vita al servizio del prossimo e della comunità quella di Anna e Vittorio, all’esperienza come famiglia affidataria si sono aggiunte le esperienze di volontariato presso varie associazioni, quali la Tenda di Abramo, la Caritas (di cui sono stati direttori per 5 anni), il carcere, e infine i viaggi missionari. Molte le mete missionarie, tra cui Kenia, Albania, Bosnia, o le Filippine, dove le suore hanno aiutato dei ragazzi sordomuti, premiate dalla gioia di vederli cantare e ballare durante le celebrazioni. Indimenticabile ed emozionante il viaggio missionario in Marocco, culminato nell’incontro con l’unico superstite dei monaci di Tibhirine al monastero di Midelt. La straordinaria forza della presenza cristiana in terra islamica, con missionari eccezionali, che si spendono per amare, dialogare, incontrare, più che convertire. L’esperienza vissuta in queste terre ti porta al cuore della missione: in mano solo la ricchezza del vangelo e avanti il fratello da amare.

Anna e i suoi compagni di viaggio a Midelt

“Tu nonna hai fatto il lavoro della compagnia!” così esclama la nipotina dopo che Anna le racconta come ha scelto di vivere la sua vita, dedicandosi ai figli e ai tanti bambini e ragazzi affidatari. Ed è proprio così che si sentono: genitori di tanti figli, ponte tra servizi sociali e gente comune, tra immigrati bisognosi di aiuto e associazioni varie. La vita da missionari di Anna, Vittorio e la loro famiglia è stata un respirare a pieni polmoni la profondità dei volti delle persone incontrate, delle loro storie e delle loro culture. Missione vuol dire stare vicino alle persone perché abbiano la vita. Vivere da missionari è un continuo confrontarsi, uno scambio continuo, è comunicazione, è amicizia, è arricchimento immenso. Ricchezza custodita gelosamente, visite e contatti continui, con tutte le persone che hanno fatto parte della loro vita. Vivere da missionari offre la Grazia di riconoscere e sperimentare la presenza di Gesù. Germania, Marocco, Kenia, Canada, Brasile, Filippine, Albania, Bosnia…il mondo diventa improvvisamente un’accogliente casa, e le persone che ne fanno parte non sono estranei, ma figli aiutati a crescere, fratelli e sorelle della porta accanto.