D’origine abruzzese, un senso di accoglienza innato, felicemente orgogliosi di essere ormai “cittadini del mondo”. Anna e suo marito Vittorio raccontano a MissioMarche la loro testimonianza di accoglienza missionaria, di amore e di aiuto verso il prossimo.

Non si definiscono una “famiglia missionaria”, perché, raccontano, le esperienze che vivono sono per loro una normale, ordinaria, risposta a situazioni di difficoltà che bussano alla loro porta. Non è forse questo il bello di essere cristiani? Trasformare l’ordinario in straordinario. Non è forse questo che fa uno spirito missionario? Non voltarsi dall’altra parte se un nostro fratello o sorella ha bisogno di aiuto, non chiudere la porta in faccia.

E così, famiglia affidataria dell’associazione “Ecco tuo figlio” da 36 anni, hanno gioiosamente fatto spazio a vari ospiti nella loro casa. Tante persone, tante storie: dietro ogni persona c’è una storia, una storia che aspetta di essere ascoltata, compresa, aiutata. Come la storia di Mohamed, ragazzo marocchino sopravvissuto miracolosamente ad una grave ferita da arma da taglio e ad altre disavventure che hanno spezzato il sogno italiano. “Grazie a voi è tornato in vita”, la gratitudine, l’affetto e l’amicizia della sua famiglia vanno oltre le semplici parole e prendono vita in uno scambio continuo di inviti, viaggi insieme, ricongiungimenti in giro per il mondo tra Marocco, Canada, Stati Uniti, ecc.

Hanno offerto sostegno a ragazze madri sole, in cerca di lavoro o di formazione, a bambini in attesa di ricongiungersi con i genitori. Come le bambine tunisine ospitate in attesa che la loro mamma guarisse da una malattia infettiva, o Paul, un bambino tedesco di cui si sono presi cura in attesa che fosse trovato suo padre. Ricordano l’abbraccio col papà e lo spontaneo affetto di bambino che esclama “e i capelli dove sono finiti?”, nel vedere che il papà intanto era diventato calvo. Nicolette, Camerunense, entra nella loro vita con la piccola Tchasi, di sei mesi, in braccio. Il fidanzato studia in Germania e lei rischia di rinunciare alla Laurea in Economia e Finanza. La accolgono e sostengono fino alla laurea, con l’aiuto di una rete di famiglie. Intanto il rapporto col fidanzato si consolida e nasce anche Kendrique. Dopo sei anni, laureata, con due figli, riesce a ricongiungersi e sposarsi. Oggi vivono felici in Germania arricchiti di una terza figlia.

“Il bello del vivere, è relazionarsi”, afferma Anna, che in lei la sente come una vocazione. Lasciare spazio a tante persone nella loro vita li fa sentire circondati d’amore. Offrirsi, donarsi, ritorna indietro in abbondanza. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, e in questa gratuità cresce una ricchezza immensa, la ricchezza dei volti incontrati, della comunicazione, dello scambio, dell’affetto, dell’amicizia. Aver visto tanti figli crescere e trovare la loro strada li fa guardare al passato con gioia e al futuro con speranza, sicuri di aver offerto alle loro tre figlie un messaggio: la vita va vissuta pienamente, che non vuol dire riempirsi del proprio egoismo, ma dell’amore per il prossimo.