In Italia, ci sono circa 300.000 cinesi, distribuiti principalmente in tre regioni: Lombardia, Toscana e Veneto; nelle Marche il loro numero ammonta a 9.000: vivono principalmente lungo la costa meridionale, a sud di Fermo, alcuni di loro sono dediti al commercio, altri lavorano nelle fabbriche in veste di operai. Nel corso degli anni hanno stabilito un ottimo rapporto con il consolato cinese di Firenze.

Mi fornisce queste informazioni don Giovanni Battista Sun, presbitero diocesano del Centro Studi Li Madou (nome di Padre Matteo Ricci in cinese) di Macerata, il quale ha accettato molto gentilmente di incontrarmi. Nella nostra diocesi, aggiunge, non esiste una comunità di cattolici cinesi, in quanto il loro numero è assai esiguo. Lo scorso anno il vescovo di Prato è venuto a Macerata con l’intenzione di avviare un percorso di evangelizzazione, ma la pandemia ha ostacolato la realizzazione del progetto.

Ci sono state tre grandi ondate di emigrazione dalla Cina verso diversi paesi del mondo: la prima ha avuto luogo un secolo fa, la seconda 30-40 anni or sono. Gli emigranti cinesi provenivano in gran parte da una provincia poverissima, prossima a Shanghai, lo Zhejiang, che oggi è una delle più fiorenti. Allora milioni di cinesi hanno lasciato la loro terra e l’80% circa di essi provenivano proprio da quella zona. Si trattava di persone con un basso livello di istruzione, disposte a svolgere per lo più lavori umili.

Oggi assistiamo alla terza ondata, il livello culturale si è innalzato. A Macerata, per esempio, tanti giovani cinesi frequentano l’università e l’Accademia di Belle Arti; appartengono a famiglie benestanti che stimano prestigiosa la formazione culturale che i loro figli possono acquisire in Italia. A Macerata esiste anche uno dei 500 Istituto Confucio del mondo, ma esso non possiede un taglio religioso.

Dal canto suo, il Centro Studi P. Matteo Ricci, si è fatto promotore di tante iniziative volte a divulgare a livello internazionale la conoscenza del grande missionario maceratese (in Cina tutti lo conoscono, ma i maceratesi ne hanno una conoscenza alquanto superficiale). Inoltre lo stesso centro ha avviato nel tempo varie attività per fornire aiuto agli studenti cinesi nei loro studi (corsi di lingua), per far conoscere diversi aspetti della cultura cinese agli italiani (Giornate dell’Amicizia, 2009-2010, Festa del Capodanno Cinese) e per offrire occasioni di incontro ai cinesi stessi. Tuttavia, la presenza dei giovani studenti a Macerata è transitoria e ciò impedisce la formazione di una comunità sotto il profilo religioso.

Fervono anche gli scambi culturali tra scuole maceratesi e cinesi, da diversi anni ormai al Liceo Linguistico G. Leopardi della città è entrata a pieno titolo lo studio della lingua cinese. Non sono da tralasciare anche rapporti di natura economica-commerciale tra le nostre zone e alcune città della Cina.

Insomma, attualmente i legami con la Cina sono numerosi e di varia natura, c’è ancora molto da fare, ma una verità è certa: P. Matteo Ricci ha gettato dei ponti che ancora esistono e appaiono percorribili in entrambe le direzioni.

Raffaela Fermani
(Componente della Commissione Regionale Migrantes Marche)