Davanti a un presepio, lo sguardo di un bambino ti pone di fronte a te stesso. E ti ricorda che ogni vita umana è una missione. Una missione di Dio. Da quando sei nato, si introduce in te come una voce misteriosa, interiore. Una voce che ti incanta e ripetendo il tuo nome «Vivi e fa’ vivere!» ti implora.
Sì, perché è il Dio della vita che ti chiama e ti invia. È il Dio della creatività, della bellezza, della misericordia, della gioia, della grandezza d’animo, della parola vera e sincera che parla a te. Altre voci, per quanto seducenti, non sono la sua.
Ti chiama a essere te stesso, interamente te stesso: il meglio di te. Come sementi di un mondo nuovo ha seminato in te il coraggio, il desiderio di amare, lo humour, la compassione, la forza d’animo… Ogni dono che possiedi dovrà servire a costruire. Non a distruggere. Costruire, così, una famiglia, una persona che ami o la comunità dove vivi. Non ad abbatterle…
Perché è il Dio della comunione che ti invia, il Dio della condivisione.
Ti chiama a essere grande, a saperti fare in quattro, in cento, per far vivere l’altro. O far vivere un progetto, un ideale che condividi con altri.
È il Dio della felicità che ti chiama a vivere. Sì, ti chiede di essere felice di quello che sei, di quello che hai. Ma, soprattutto, di rendere felici le persone con cui vivi. Ti chiama a fiorire proprio là, dove sei piantato, in una vita di famiglia, di comunità o di coppia. A prendere cura di ogni essere a te affidato. A prenderti cura di te.
Ti chiama a fiorire, ma anche a lottare: l’uno non va mai senza l’altro. Lottare, così, contro le ingiustizie quotidiane, le esclusioni, l’indifferenza, le dimenticanze dell’altro e della sua dignità. Lottare contro il pensare ognuno per il proprio interesse o le proprie ambizioni. Sono questi, infatti, gli ostacoli sul tuo cammino: essi impediscono che il luogo dove tu vivi sia umano. Sano. Fraterno.
E tutto questo in nome del tuo Dio, nato bambino. Colui dalle cui mani sei uscito, un giorno, inviato nel mondo, e alle quali, un altro bel giorno, ritornerai. Chiamato, così, teneramente con il tuo nome, che tanti hanno pronunciato con indifferenza. Qualcuno con amore. Come oggi, in un presepio, un essere appena nato. Ed è Natale.
R.Z.
Autore di “Dio attende alla frontiera” EMI